REINCARNAZIONE

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  1. Krasin
     
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    REINCARNAZIONE


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    Memorie precedenti – L’interpretazione induista e quella buddhista – Il bar- do – Il libro tibetano dei morti – Le caste – I Bodhisattva – Ipnosi regressive – Personalità doppie o alternanti – Le memorie dei bambini

    (Parte prima)

    “Noi siamo il sogno di un dio dormiente. Vivere è passare di sogno in sogno” (V.)

    Il tema della reincarnazione mi interessa molto per alcune esperienze che ho avuto nel mio periodo cosiddetto di sciamanesimo naturale, e rientra nelle credenze di due terzi della popolazione mondiale.
    Per quanto questa credenza sia respinta dalle religioni cristiane, è una ipotesi ritenuta possibile anche da molti occidentali e spiegherebbe dati altrimenti inspiegabili come il genio precoce, i fenomeni di ricordi che non si associano a questa vita, certe fobie o certe attrazioni fatali, l’amore per alcuni paesi o epoche storiche…
    Termini simili a reincarnazione sono trasmigrazione dell’anima, samshara o ruota delle vite, metempsicosi e metensomatosi.
    Per quanto il concetto sia uno solo, le sue interpretazioni sono molte.

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    Esso appartenne anche al cristianesimo nei suoi primi tre secoli; in seguito, da quando il Cristianesimo divenne religione di stato e prese a differenziarsi dai culti pagani, i vari Concili decisero di eliminarlo, anche se non venne mai presa una posizione ufficiale in proposito, per scegliere che la vita fosse solo una e che il suo esito fosse la Resurrezione finale.
    Malgrado questa posizione delle chiese cristiane, ci sono alcuni miliardi di persone che credono alla possibilità di più vite. Possiamo dire che almeno una persona su tre crede nella reincarnazione e in alcuni paesi come l’India essa è credenza generale.
    Negli ultimi 30 anni, grazie anche alla new age,questa credenza si è diffusa anche in Occidente, specialmente in America.
    Sono stati scritti moltissimi libri in proposito, specialmente in America, alcuni seri e scientifici, altri molto superficiali e sciocchi che tuttavia sono divenuti best seller, come i pessimi libri di Brian Weiss o gli ingannevoli e falsi libri sull’ipnosi di Angelo de Bona. Brian Weiss e De Bona dicono che è molto facile rivivere vite precedenti in ipnosi, ma le cose non sono così semplici come questi signori le raccontano e si deve stare molto attenti a non cadere nelle mani di chi può manipolare le nostre menti e farci credere a false illusioni.

    La reincarnazione può significare molte cose: può riferirsi all’anima e intendere il trasferimento dell’anima, dopo la morte, da un corpo all’altro, come nell’Induismo; o può anche non implicare l’esistenza dell’anima, come nel Buddhismo, ed essere considerata un flusso di energia che si propaga di vita in vita; può essere considerata una esperienza personale e anche collettiva, o perfino un compito storico che avanza attraverso viventi successivi (così la considera lo psicologo Jung).

    TRE VISIONI

    Nella mia vita ho studiato molte materie eterogenee, in genere razionali: filosofia occidentale, psicologia freudiana, diritto, economia, legge, matematica e fisica, per cui non ho mai dato credito alla reincarnazione, in quanto non faceva parte della mia cultura né della mia forma mentale, poi sono successi dei fatti gravi: a 35 anni mi hanno dato per spacciata per gravi disturbi respiratori dovuti a una malformazione bronchiale congenita e irreversibile che mi aveva già reso difficile la vita fino a quel momento. La diagnosi del sanatorio disse che entro due mesi sarei morta per aggravamento delle difficoltà respiratorie e ciò costituì nella mia vita un tale shock da modificare le mie coordinate mentali. Mi ero fatta una predizione già da piccola per cui sarei morta a 37 anni, e la diagnosi venne come una conferma.
    Lo shock mi modificò mentalmente, e dopo non fui più la stessa e presi a vedere cose strane, che prima non vedevo, naturalmente con grande spavento.
    Forse lo shock mi modificò le frequenze cerebrali, attivando una parte del cervello diversa da quella razionale, per cui presi a percepire il mondo attorno in un modo totalmente diverso, come si dice che accada a quelli che sono morti e poi tornano in vita.
    Tra i tanti fenomeni strani che si produssero da allora in poi per 29 anni e che in parte si estrinsecarono nell’ambiente, tipo poltergeist, ci furono tre sogni allucinatori, in cui non saprei dire se dormivo o ero sveglia, ma so con certezza che sono stati la cosa più diversa dal sognare che abbia mai avuto.
    Io distinguo vari tipi di visioni mentali, ci sono le percezioni della veglia, i ricordi, le fantasticherie, i progetti mentali, le visualizzazioni, le visioni, le allucinazioni, le visioni ipnagogiche o ipnopompe, i sogni, i deliri.. insomma possiamo avere contenuti mentali che hanno gradi diversi di realtà. Le tre visioni che ebbi non appartengono a nessuna di queste categorie. Quello che posso dirvi è che improvvisamente io ‘ero’ un’altra persona e mi vivevo come una competa realtà umana diversa in un altro tempo e luogo, con una personalità diversa e un pensiero diverso, ma non vedevo interamente tutto ciò che ero, come normalmente facciamo mentre si vive e siamo immersi nel presente, vivevo con enorme senso di realtà un brano di una vita.
    Queste visioni-ricordi erano vivissime, vennero in giorni diversi, e mi lasciarono uno sconvolgimento enorme, come nessun sogno o nessuna visione mi ha fatto mai. E’ difficile spiegare il senso vivo e realistico di queste esperienze di vita, come i sogni non possiedono. Io non sognavo, io ‘rivivevo’. Sono assolutamente sicura di questo.
    Queste realtà non erano fatte della materia dei sogni. Erano pezzi di vita che si svolgevano di nuovo, come spezzoni di film che riprendessero a girare, dove tutto ciò che accadeva, accadeva ora, solo che io non ero più io ma un’altra persona.
    Due di queste visioni-ricordi erano scene di morte, una era una crisi.
    Le ho ricordate con grande emozione per molti anni, solo negli ultimi tempi hanno cominciato a sbiadire.
    Potrei pensare che la mia mente volesse proteggermi dalla paura della morte, riattivando tre esperienze del passato, oppure che la mia mente aveva avuto uno scossone così forte da riversare fuori tre schegge di memoria.
    Io posso solo testimoniare che quelle tre ‘visioni’ furono totalmente diverse da sogni, e furono connotate da una fortissima impressione.

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    Nella prima: “Sono un bambino di otto anni, scuro di pelle, olivastro, con capelli scuri, lunghi e untuosi, in un’isola tipo la Melanesia. Quasi nudo, con qualcosa intorno ai fianchi. Corro con grandissimo piacere su una spiaggia lunga e arcuata, come una falce di luna, bianchissima, molto bella. Fa caldo, il mare e il cielo sono di turchese. So che in qualche modo il mare mi è proibito, perché rischio troppo per la mia età, ma il suo richiamo è troppo grande. Mi vedo che nuoto sott’acqua con grandissimo piacere, con le braccia aderenti al corpo, taglio l’acqua come fossi un pesce e fendo dei branchi di pesciolini piccolissimi argentati, mentre i capelli mi vanno tutti indietro. Poi la scena cambia di colpo e divento una presenza incorporea che guarda dall’alto. Guardo in modo neutrale una scena che mi riguarda o che riguarda il mio corpo, da cui sono staccato: il bambino è morto affogato e un uomo porta in braccio il corpicino che cade giù, cadono i capelli bagnati, la testa. L’uomo sale degli scalini naturali fatti un po’ di sassi, un po’ di radici che vanno dal mare a un piccolo villaggio. Le case sono aguzze, di legno grigio, tutte storte e misere. Arriva molta gente. Una donna grida e piange con i capelli sconvolti. Forse è mia madre, ma non mi importa gran che”.
    Questa è la prima morte per affogamento.

    “Anche la seconda morte è per affogamento. Sono una ragazza russa di 17 anni, potrei chiamarmi Sonia. Non sono granché bella, di altezza media, senza nessun carattere speciale. Ho un vago innamoramento per un giovane che ha un nome che suona come Alecsiei o Alioscia, forse è un militare, perché lo penso in divisa, è più grande di me, l’ho visto qualche volta ma non credo mi ricambi.. Mi piacciono le canzoni molto sentimentali, quelle che si suonano con una specie di chitarra rotonda. Io stessa suono un po’ il pianoforte non molto bene, questo fa parte della mia educazione perché sono di famiglia benestante. Porto un abito bianco lungo, non molto largo, con delle gale in quadrato sul davanti del corpetto. Ho una fascia alta in vita col fiocco dietro. I capelli sono un po’ ricci, castani, legati dietro, molto comuni.
    Siamo nel 1917 in una città che si chiama allo stesso tempo Pietroburgo e Pietrogrado, mi sembra che questa cosa del doppio nome sia importante. E’ novembre ma non fa ancora freddo. Il cielo è bigio.
    Vedo la nostra sala da pranzo, grande e un po’ austera, non molto illuminata, la famiglia sta seduta attorno a un tavolo rettangolare per il pranzo. Dicono che ci sono disordini in città e io chiedo se abbiamo distribuito ai poveri il pane avanzato come il solito. Sentiamo tumulti. Io sono in piedi e vado sulla veranda. Ci sono delle colonne dei grandi vasi con delle felci. Vedo una folla di gente molto povera, con abiti grigi e scuri, molte barbe, silenziosi e disperati. Ho paura. Mi accuccio in terra dietro le felci. Poi non vedo più nulla. Ma so che quella gente uccide tutta la mia famiglia e che io vengo affogata nel fiume. Posso vedere il fiume dall’alto, un fiume molto ampio con ampie curve, dal nome breve, di due sillabe.

    Di altro posso dire che quando ero piccola, tutte le mie bambole si chiamavano Sonia, che chiedevo a mia madre che era sarta di cucirmi delle casacche bianche abbottonate sulla spalla, col collo dritto e sottile. A 14 anni ho letto con morbosità Dostoievski, mi interessava particolarmente la vita borghese dei salotti, come una cosa che avevo già conosciuto, immaginavo i samovar, i divani, le canzoni molto tristi e sentimentali. La musica della balalaika mi fa piangere ancora. In un convegno a Riccione ho comprato una cassetta di voci medianiche in cui una signora canta vecchie romanze norvegesi e russe; la registrazione è penosa ma l’ho sentita un sacco di volte per lo struggimento che mi procura quando canta in russo.
    I miei incubi infantili, quando avevo la febbre alta erano sempre scene di affogamento, affogavo in un fiume gelato e sentivo l’acqua fredda saturarmi la gola.
    La paura dell’affogamento esattamente ‘nel fiume’ è sempre stata così forte da impedirmi di imparare a nuotare. A Pavia camminavo con terrore sul marciapiede opposto ai canali, dove peraltro l’acqua è profonda solo poche decine di cm. , ma ciò bastava a darmi un terrore fobico.
    Insieme a questo, ricordo delle scene confuse, come degli spezzoni: il giorno di Natale si andava in slitta in chiesa, vedo il riflesso rosso delle fiaccole sulla neve azzurra, sento i campanellini. Era bellissimo.
    Oggi Pietroburgo si chiama Leningrado. Io ci sono stata nel ‘78. Ho visto la bella città color pastello, barocca e neoclassica, molto simile alle città europee, ho visto la Neva, ampio fiume largo e freddo con grandi curve. Ho cercato invano qualcosa che avesse un significato per la mia memoria. Sono andata giù sul fiume in battello in un crepuscolo rosa. Non mi ricordavo nulla di quello che vedevo, ma quando sono ripartita da Leningrado avevo una gran voglia di piangere.

    Nella terza memoria vivo un momento di grande crisi. Sono un uomo piuttosto alto e corpulento, con spalle a scivolo e un po’ di pancia, tra i 40 e i 45 anni, un inglese, di pelo biondo rossiccio, vedo la peluria sulle mie mani. Le mie iniziali sono O.W., il che farebbe pensare a Oscar Wilde, ma Oscar Wilde non avrebbe mai portato abiti così andanti. Porto un abito grossolano di lana, forse di tweed, e un panciotto con orologio a catena. Sono chiuso in una piccola stanza. I mobili sono al minimo: un letticciolo, un piccolo tavolino con materiale da scrivere, una sedia, una stufa di ghisa nera a botticella. La finestra è piccola e con sbarre nere. Si vede una campagna mossa a collinette d’erba, senz’alberi, nessuna forma di vita.
    Vivo un momento di disperazione. Sono stato accusato e condannato e ora sono distrutto. So che la mia vita è finita. Penso parole molto belle e accorate che ora non sono in grado di ripetere; penso che ho voluto provare tutto nella vita, anche cose non consentite dalla morale, perché mi sentivo libero e potente, sopra la morale comune, so che ora questa mi condanna per qualcosa che riguarda un adolescente, ma io non ho fatto nulla per fare del male, volevo solo provare tutto, conoscere tutto, per curiosità, per sensualità, per amore della bellezza. Sembra che questo amore della bellezza sia molto importante per me. Di tante parole che dico mi ricordo una frase: “Volevo sentire la stilla della vita che scendeva nel calice”. Lo dico in modo molto visivo, immaginando di essere una calla, fiore leggermente femmineo, simile a una vulva delicata e spessa, color crema, la stilla che le cade dentro è miele, assaporo le parole come fossero un godimento sensuale. Ho un profondo senso della musicalità e della perfezione delle parole, che sgorgano da sole come fossero atti voluttuosi. Le parole hanno una grande vivezza visiva e percettiva, sono immediate sensazioni, come di persona per cui le esperienze percettive sono estremamente importanti e che è in grado di gustare sfumature sottili ed intense. La sensazione è insieme mentale e fisica e si muove sull’onda delle parole, anche in un momento di disperazione. Il termine che mi viene in mente per questo tipo di pensiero è “squisito”.


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    Non so se costui sia veramente Oscar Wilde, il grande dandy e drammaturgo inglese, che fu rinchiuso in carcere per atti di sodomia con un giovane aristocratico e la cui vita fu distrutta per questo. Ma ho saputo poi che veramente la calla era il suo fiore preferito, e lo stesso il colore crema, aveva voluto una casa tutta color crema. Altre cose forse non significative: ho sempre avuto la passione per gli aforismi, le mie fiabe preferite erano ‘Il gigante egoista’ e ‘Il principe povero’, odio però le commedie teatrali e il teatro in genere da cui mi sono sempre tenuta lontana…

    La reincarnazione può apparire ad alcuni una teoria strana, ma è molto diffusa in Oriente, nell’Induismo e nel Buddhismo, e, negli ultimi anni, anche in Occidente si comincia a riflettere sulla sua possibilità, e in tutto il mondo sono sempre più numerosi i casi di persone che hanno ricordi di vite precedenti. La stessa psicologia conosce il fenomeno del ‘deja vu’, cioè del già visto, ma lo considera un errore di memoria. Ma il fenomeno è più complesso.

    Il filosofo ottocentesco Allan Kardec, che scrisse le sue ‘Visioni dell’al di là’, diceva: “Nascere, morire, rinascere ancora, progredire incessantemente”.
    In Occidente la reincarnazione è riapparsa nelle comunicazioni medianiche dello spiritismo, ma lo spiritismo occidentale è diviso sui questo argomento in due filoni: uno cristiano e uno agnostico, il primo contatta spiriti che non parlano di reincarnazione, il secondo invece mostra continue prove a riguardo.

    Secondo alcune credenze, l’anima si riveste di un involucro corporeo, che è un veicolo o mezzo per sperimentare la vita sulla terra o in altre dimensioni, nasce, ovvero si incarna, per compiere una evoluzione spirituale, per cui tutto ciò che incontriamo nella vita, eventi, difficoltà, lutti, amori, disgrazie o felicità ecc. si dice sia scelto dallo spirito nel momento intermedio tra vita e morte, ed è rivolto a un fine preciso, così che noi possiamo usare la vita bene come male, tutto ci viene dato come prova, come se la vita fosse un test, un compito.

    Secondo alcuni, al momento della morte, l’anima lascia il corpo e, dopo un periodo di pausa, si trasferisce in un’altra esistenza.
    I testi sacri induisti (Upanishad, Bhagavad-Gita e Veda) e i testi buddhisti tibetani dicono: “Come si abbandonano gli abiti vecchi per indossarne dei nuovi, così l’anima lascia i corpi usati per rivestirne altri” .
    In Tibet si parla molto del periodo intermedio o BARDO della morte, dopo cui l’anima si reincarna in un nuovo corpo. umano o non umano, in questa dimensione o in altre, per esempio come uomini, animali, angeli, demoni, dei ecc.
    Che cosa passa non è lo stesso per tutti.

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    Gli Induisti credono all’anima, l’ATMAN, che sperimenta questa vita come una realtà virtuale, come un sogno, una bolla illusoria puramente mentale prodotta dalla Maya, la forza dell’illusione. Se si muore e poi si rinasce, siamo come sognatori che continuano a dormire e passano di sogno in sogno. Colui che si risveglia esce dal sonno della materia e la sua anima non torna più nella ruota delle vite e si libera per sempre.
    Anche nel Buddhismo, colui che si sveglia dalla grande illusione della realtà è il santo, il risvegliato, l’illuminato, cioè il Buddha, che vuol dire ‘mente che si è svegliata’. Tutti dormiamo immersi nel sogno della vita, solo il santo si sveglia e scopre di aver sognato. Egli non rinasce più a meno che non lo voglia. Ma i Buddhisti non parlano di anima, pensano a un flusso di coscienza, un conoscere fluido e dinamico, simile a un fiume che può prendere corsi diversi e dunque può non unirsi più a altri fiumi biopsichici, formando altre vite. N

    Nel Buddhismo, non essendoci un’anima, resta solo lo scorrere di una consapevolezza più o meno offuscata, che quando diventa lucida e sveglia smette di sognare il mondo.
    Poiché la morte può rappresentare la porta che libera dalla prigionia della vita e poiché si pensa che la vita sia dolore e sofferenza, l’elaborazione indiana della morte insegna a vederla come una liberazione, un sollievo, una possibilità di sfuggire al giogo delle rinascite.

    Il Cristianesimo delle origini accettava la reincarnazione, poi quando divenne religione di stato con Costantino e fissò i suoi dogmi così da differenziarsi dal paganesimo, mise da parte la reincarnazione.
    Si decise che la vita fosse solo una e che la morte fosse un atto definitivo prima della Grande Resurrezione finale. E l’al di là venne tripartito in inferno, purgatorio e paradiso.
    Esiste dunque una tradizione cristiana che prima accolse poi rifiutò la reincarnazione, anche se di fatto mancò una pronuncia ufficiale della Chiesa in tal senso. I concili di Nicea e Costantinopoli non respinsero la reincarnazione ma attaccarono Origene che ci credeva. Oggi dobbiamo considerare le affermazioni di alcuni cardinali o di altri membri della Chiesa come opinioni personali. Storicamente la condanna della reincarnazione non venne dalla Chiesa ma da Giustiniano per motivi politici.
    Nel Vangelo di Matteo si legge tuttavia: “Venuto Gesù dalle parti della Cesarea… interrogò i discepoli: “Gli uomini, chi dicono che io sia?” Ed essi risposero: “Alcuni dicono che tu sei Giovanni Battista, altri Elia e altri ancora Geremia o uno dei profeti“. Poiché queste persone erano morte, la frase ha senso solo all’interno di una credenza reincarnazionista. Matteo ancora scrive: “Ma io vi dico che Elia è già venuto ed essi non lo hanno riconosciuto… allora i discepoli capirono che Egli parlava di Giovanni Battista che era stato fatto decapitare da Erode“. (Giovanni Battista era stato fatto decapitare quando il Cristo aveva 30 anni). Qui sembra di capire che Elia rinacque nelle vesti del Battista.
    Ancora Gesù dice: “Giovanni Battista è Elia che doveva venire“, ma Elia era vissuto 9 secoli prima, quando doveva venire?
    Ugualmente quando l’angelo di Dio annuncia a Zaccaria la nascita di un figlio dalla moglie non più fertile, è scritto: “..ed egli andrà dinanzi a Dio con lo spirito e la potenza di Elia“. Il testo greco dice più esattamente: “un figlio posseduto da Elia”, ma cosa vuol dire?
    In Giovanni, di fronte al cieco dalla nascita, gli apostoli chiedono a Gesù: “Chi ha peccato perché nascesse così, lui o i suoi genitori?” Cristo risponde: “Né lui né i suoi, è nato così perché manifestasse nel corpo le opere di Dio”, ma la domanda è in linea col kahrma, se si pensa che su di lui ricada il peccato dei suoi genitori.

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    LE CASTE
    In India la teoria della reincarnazione fu introdotta dai Brahmani ariani, 3500 anni fa, e inchiodò la popolazione nella struttura delle caste.
    CASTE vuol dire ‘ colori’ e si riferiva inizialmente ai colori della pelle. I conquistatori ari erano chiari e gli Indiani erano scuri. Gli Ari erano ben distinti dal resto della popolazione per il colore chiaro della pelle e degli occhi. Mescolandosi con gli indigeni, produssero delle variazioni di colore. Bianchi erano i conquistatori, neri gli indigeni, di tonalità intermedia risultarono i discendenti. L’India risultò formata da gruppi di colore diverso, che degradavano dalle razze chiare del Nord (con occhi azzurri) alle razze sempre più scure del Sud.
    Essendo superiori per potenza e cultura, i conquistatori divisero la popolazione in classi, dette VARNA, che vuol dire ‘colori’. La divisione in classi fu un atto di potere contro qualsiasi sommovimento rivoluzionario, a cui si dette una giustificazione religiosa attraverso un mito.
    Gli Ari inchiodarono ognuno a una casta, cioè al proprio colore.
    I Brahmani crearono una visione della vita incentrata sulla reincarnazione e sul kahrma.
    Il Kahrma è una corrente di energia che viene suscitata dalle azioni o dai pensieri; se uno ha pensieri cattivi o fa azioni cattive, mette in essere una energia che si perpetua in altre vite, per cui uno può nascere già con delle pendenze, della energia kahrmica da bruciare. E, a seconda del suo kahrma, ognuno nascerà in una casta migliore o peggiore.
    E se nasce paria, non può piangere la sua sorte, o sperare di riscattarsi, vuol dire che nella vita precedente si è comportato male; se invece nasce brahamano vuol dire che in una vita precedente si è comportato bene.
    La prima casta è quella dei sacerdoti che hanno il rango superiore, per cui non si privilegiarono i ricchi e i forti ma i sapienti per conoscenza religiosa.
    Poi venivano guerrieri e capi politici, poi produttori e commercianti, e infine i contadini e i lavoratori dipendenti.
    Assoluta preminenza è data alle prime tre caste (sacerdoti, guerrieri e lavoratori qualificati). Le altre caste sono considerate servili e dipendenti.
    Questa tradizione bloccò l’intera India eliminando concorrenza e ribellione, facilitando il governo, ma non certo il progresso del paese.
    Tutto il sistema sociale veniva cristallizzato. Erano vietati i matrimoni tra persone di caste diverse. Il sistema gerarchico era fisso e incrollabile, e costituiva il più grande sistema di apartheid, cioè di discriminazione, del mondo.

    Il mito racconta di un uomo cosmico primigenio, che venne smembrato in molte parti, a ognuna corrispose una classe sociale con la sua funzione.
    La testa era la funzione spirituale e intellettuale e da essa nacquero i Brahmani (o Bramini), sacerdoti, filosofi e capi religiosi, perché la bocca ha una funzione sacra.
    Le braccia individuarono il comando e l’azione, e da esse nacquero gli Kshatriya, guerrieri e governanti, perché le braccia sono l’organo della forza.
    I fianchi, luogo dello sforzo, corrisposero alla funzione economica, commerciale e agricola, e da essi nacquero i Vaishya, produttori e commercianti, o ‘sostentatori’.
    Sotto i piedi si pose la funzione inferiore o di servizio, che spetta agli operai e ai contadini, gli Shudra.
    Così poteri e funzioni furono ripartiti in classi.
    Il codice di Manu stabilì le regole morali, giuridiche e politiche per il comportamento di ogni casta, e, con un avvallo religioso, si separò il potere spirituale da quello temporale e produttivo e dalla condizione servile, e questi ruoli divennero ereditari.
    La società avrebbe funzionato perfettamente se ognuno fosse stato al posto che gli competeva. Nasce così il più grande sistema gerarchico di segregazione del mondo-
    Si immobilizzò una popolazione enorme e uno stato grande come un continente con un sistema inamovibile che impediva di fatto qualsiasi rivoluzione o cambiamento.
    La religione fissò la gerarchia del potere, dividendo la società in classi rigide, in cui si nasce e da cui non si può uscire.
    Chi nasce figlio di contadino resterà contadino, chi nasce figlio di re sarà re; se uno nasce in una casta vuol dire che lo ha meritato per ciò che ha fatto nelle vite precedenti e non può cambiare la sua condizione.
    Abbiamo parlato di 4 classi ma nella realtà le classi o sottoclassi erano molte di più, e ognuna aveva il suo stile di vita, la sua dieta, i suoi obblighi sociali o religiosi. La divisione era tassativa e rigorosa; ogni città era divisa in zone, e a ogni classe abitava la sua zona. Ogni casta aveva le sue regole che erano ereditarie e distinguevano le cose tra pure e impure.

    Poi c’erano quelli che stavano fuori dalle caste, i Paria o CANDALA o intoccabili.
    Il paria era un fuori-casta, non era nessuno, non aveva rilevanza sociale, era considerato peggio di un animale.
    Se in questa vita sei molto cattivo, rinascerai come scorpione o come paria.
    I parìa si occupavano di attività considerate impure: cremazione dei morti, pulizia degli escrementi, trattamento del bestiame morto, lavorazione della pelle…
    Le caste più elevate non tolleravano il loro contatto e nemmeno la loro vista che era contaminante. Si tenga conto che gli intoccabili costituivano ben il 14% della popolazione, cioè più di cento milioni di persone, essi erano contaminati e contaminanti. Nelle regioni indiane più integraliste non si poteva nemmeno guardarli, per cui dovevano portare campanelli ai piedi come i lebbrosi. Nelle città vivevano in catapecchie periferiche con tetti più bassi della persona, simili a covili. Non potevano nemmeno leggere i testi sacri e se trasgredivano alle regole ricevevano piombo fuso nelle orecchie.

    Questa terribile condizione sociale fu attaccata da Gandhi che la considerò “la più grande vergogna dell’Induismo“.
    I Parìa vennero reintegrati nel corpo sociale, almeno sulla carta, nel 1950 dall’art. 17 della Costituzione indiana.
    Gandhi aveva lottato strenuamente per la riabilitazione dei parìa, ritenendo che essi fossero creature di Dio come tutte le altre. Il suo fu uno sforzo immane che gli costò la vita.

    Poiché l’anima può reincarnarsi anche in un animale, può esserci il divieto di mangiare carne. I più rigorosi sono i Giainisti che si proteggono la bocca con una garza per non inspirare insettini e, prima di sedersi spazzolano con una scopettina per non pestare anime.

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    n Tibet vige il Buddhismo lamaista. Il Buddhismo non crede che vi sia un’anima, ma solo un flusso di coscienza, che sperimenta la vita, la quale viene considerata ‘un regime carcerario’.
    I Tibetani hanno elaborato a lungo il passaggio della morte e credono che il flusso della vita possa passare da un corpo a un altro, finché è radicato alla materia, ma quando uno diventa santo, perde il corpo materiale per sempre e si trasforma in pura energia, finalmente liberata dalle rinascite, confondendosi nella Chiara Luce.
    Tuttavia vi sono dei santi compassionevoli, i quali accettano di tornare nella prigione del mondo per aiutare gli altri a soffrire meno. Essi sono i Buddha.
    Accade così che il flusso di coscienza e di amore dei principali Lama e del Dalai Lama torni a incarnarsi; da un Lama santo nasce un bambino che diventerà a sua volta un Lama, e lo stesso dal Dalai Lama nasce un nuovo Dalai Lama, per cui l’attuale capo del lamaismo tibetano, Tenzin Giatzo, è considerato la 14° reincarnazione del Buddha.
    Nel Buddhismo tibetano abbiamo una classe sacerdotale che si perpetua attraverso successive incarnazioni.
    Quando un Lama o un grande santo o il Dalai Lama muore, cominciano le ricerche per trovare il bambino che proseguirà il suo compito, si è convinti che si tratti sempre di lui ed egli sarà reintegrato nella sua carica e considerato un proseguimento del defunto.

    La morte è vista come un breve passaggio e il santo non ne ha timore, muore bene, avverte gli altri che tra poco morirà, a volte dà anche segni su quando e come tornerà a nascere.
    Gli altri monaci sanno che l’assenza del loro maestro sarà breve, e, a tempo debito si mettono in cammino, trovano il villaggio dove è rinato il nuovo bambino, lo riconoscono in base a certe caratteristiche fisiche o astrologiche, lo prendono, lo portano al monastero e lo educano come successore.


    I Buddha storici sono tanti, c’è anche un Buddha donna e un Buddha pesce… Coloro che si incarnano per amore sono chiamati BODHISATTVA, ‘esseri misericordiosi’, e possono avere molte forme, visibili o anche invisibili, come spiriti guida.
    Un Bodhisattva è uno che ha accumulato tanti meriti che non solo si salva ma può metterli a vantaggio di altri, pronto ad assumere su di sé la sofferenza del mondo, e pieno di compassione, Cristo per i Buddhisti è un Bodhisattva, una energia liberata che ritorna.
    Quando questa energia è molto alta, al momento della morte il ‘corpo apparizionale’ scompare.

    Siddarta Gautamo, il Buddha più famoso, è un Bodhisattva, un santo ritornato. Ci sono i Bodhisattva terreni che sono uomini santi, molto buoni e pieni di amore, e i Bodhisattva trascendenti, che sono pure forme di saggezza mentale che possono manifestarsi anche solo a livello spirituale, per liberare gli uomini, e i fedeli si rivolgono a loro come guide e soccorritori.
    Il Dalai Lama dice che la reincarnazione ovvero il ciclo delle rinascite ha il compito di farci capire che ci muoviamo tutti verso l’Amore incondizionato, che è come l’amore della madre verso il figlio.

    In Tibet non si piange il morto ma si aiuta la sua anima nel distacco con preghiere e riti.
    Il Libro Tibetano dei morti aiuta a cambiare dimensione e a scegliere la liberazione infinita e il ritorno nella Luce.
    In Tibet, quando muore un neonato, la madre disegna sul corpo del bimbo un simbolo col grasso di yak fuso e spesso il nuovo bambino che nasce nella stessa famiglia porta lo stesso segno nello stesso punto, per cui viene considerato la reincarnazione del fratellino.

    SEGNI
    In genere i bambini che ricordano vite precedenti dicono di essere morti in modo traumatico, incidente, malattia o assassinio. Il trauma della morte precoce sembra produrre una spinta verso una reincarnazione molto rapida per riprendere l’esperienza interrotta, e certe caratteristiche fisiche del defunto possono ripresentarsi nel nuovo nato, come traccia o forma simbolica. Questo spiegherebbe come mai alcuni nascono con un segno di lancia o con tracce di ferite o cicatrici, parti del corpo mancanti, contrassegni visibili o patologie già in corso.

    Il prof. Stuart Edelstein di Ginevra, che lavora per una associazione sanitaria internazionale che studia l’anemia falciforme in Africa, dove la malattia colpisce 1 su 4, ha studiato sia i fattori ereditari che le culture locali, e ha scoperto in Nigeria molti segni di reincarnazione.
    Gli Igbos e altri gruppi nigeriani hanno la tradizione dei ‘bambini che ritornano’, cioè bambini che nascono successivamente nella stessa famiglia con segni particolari. Gli Igbos dicono che questi bambino sono invasi da uno spirito cattivo che li fa morire della malattia studiata dal prof. Edelstein. Per avere la prova che questo spirito è tornato, gli Igbos tagliano un pezzetto di mignolo o di orecchio al bambino, o da vivo o da morto, per dissuadere lo spirito a tornare perché questi odia i corpi deturpati. La cosa sconvolgente è che i fratellini nati successivamente presentano le stesse anomalie, mancano di quella falange o del pezzetto di orecchio. Questo è stata documentato da équipes di medici occidentali, che possono anche spiegarla come una forma di ‘psicocinesi’, cioè di variazione operata dalla mente della madre sul feto. La suggestione poi è una spiegazione scientifica per modo di dire e introduce solo un nuovo enigma.
    Angiomi, voglie, nei e altri segni cutanei sarebbero rapportabili a vissuti precedenti, come se le esperienze si disegnassero sul derma, come memorie. I segni delle ferite che hanno provocato la morte resterebbero come tracce o come erano o in forma simbolica. E certe avversioni o fobie si spiegherebbero allo stesso modo.

    Mia figlia per es. ha una avversione assoluta per il prezzemolo e ne sente l’odore a grandi distanze Le dà il vomito. Praticamente se compro del prezzemolo, ne sente l’odore prima di entrare in casa, e io le dico che forse è stata una di quelle tante donne che per abortire hanno bevuto amarissimi infusi di prezzemolo, restandone anche uccise, perché il prezzemolo, come la cicuta, è un veleno mortale

    Oggi abbiamo medici e analisti che usano ipnosi regressive per attingere memorie che sembrano venire da altre vite per spigare fobie o blocchi.
    Qualche volta il riemergere di memorie di fatti traumatici di un apparente passato fa sparire sintomi fisici o psichici, come se rivivere energie bloccate facesse riprendere la vita.
    Io stessa ho fatto alcuni esperimenti di rilassamento, in cui possono emergere, ma non sempre, narrazioni che sembrano altre vite.
    Quando la persona riesce ad entrare in un rilassamento profondo, si hanno particolari modificazioni dello stato di coscienza, accompagnate da un abbassamento dei cicli elettrici del cervello, in questo stato possono apparire colori, luci, sogni, simboli, r possono riemergere anche ricordi sepolti dell’infanzia, ma a volte anche ricordi che sembrano di vite precedenti.
    Mentre sogni e altre cose hanno in genere un effetto rilassante e benefico o possono essere usati per l’analisi come i sogni della notte, le memorie apparenti di vite precedenti sono molto stancanti, il soggetto sembra subìre un enorme dispendio energetico e resta abbastanza sconvolto da quello che emerge. In questa situazione diversa e particolare, il soggetto realizza di aver vissuto una esperienza straordinaria ci cui non sempre possiamo trovare riscontri e che non sappiamo come situare.
    Il soggetto non vive la sua visualizzazione come un sogno o una fantasia, ma come se rivivesse parti di un’altra vita, con quegli stessi sentimenti e quegli stessi stati d’animo.
    Ma non si deve credere che ciò sia sempre facile. Spesso il soggetto non sa nemmeno fare un rilassamento profondo, o vede solo colori o solo simboli fantastici, o resta bloccato in situazioni senza sbocco.

    IL CASO DI FRANCA
    Uno dei casi più interessanti dei pochi che ho sperimentati è quello di Franca.

    Franca è una signora cicciottella che non era capace di mantenere una dieta. Ci provava ma qualcosa la bloccava per cui doveva interromperla.
    Messa in una situazione di grande rilassamento psicofisico, disse, con un filo di voce, di essere un soldato inglese rinchiuso in un campo di prigionia giapponese. Descriveva le condizioni di grande sofferenza del campo, le esecuzioni pubbliche, la ferocia dei suoi aguzzini. Diceva che spesso gruppi di prigionieri venivano fatti salire su un camion con la scusa di far legna nella foresta ma poi non ritornavano e di come lui si era salvato rannicchiandosi sul fondo di un fusto vuoto di benzina. Era in condizioni stremate, di enorme fame. Poi mi sono vista questa signora cicciottella che moriva di fame davanti ai miei occhi. La sua anima balzava in alto e, ormai indifferente alle sorti terrene, si rendeva conto che il campo non era così isolato ma nei pressi c’era un piccolo villaggio con chiese dalle cupole d’oro, e che sarebbe stato possibile evadere. Ma ormai di queste cose non gli importava più nulla.

    Se prendessimo questa storia come una memoria di vita precedente, potremmo trovare qui il motivo per cui Franca non poteva fare nessuna dieta, molto controindicata per uno che in un’altra vita è morto di fame.

    Qualche volta, però, le memorie non si spingono così lontano.
    Anna (non ricordo il nome) era una giovane e bella e sana e non si capiva perché non potesse avere figli, visto che anche il marito era giovane e sano,
    Anche qui l’induzione fu “Va’ all’origine del tuo problema!”. Rapidamente la voce di Anna cambiò, come se fosse una bambina di pochi anni. Piangeva, era disperata. Da quel che diceva, era successo qualcosa in casa di terribile, era morto il fratellino down, teneramente amato da tutti, e la famiglia era piombata in un grave shock. In quel frangente nessuno si era ricordato dalla piccola Anna, e lei si era rannicchiata ai piedi di un albero, in giardino, e piangeva, perché non capiva cosa stesse succedendo e nessuno la consolava nella sua paura e nel suo stato di abbandono.
    Anna si svegliò rapidamente, ancora con le guance bagnate di lacrime. Rapidamente si riprese e andò via.
    Dopo poco tempo rimase incinta, e adesso ha due bambini.
    Sarebbe facile dire che il blocco alle sua gravidanze era il timore di avere anche lei un bambino down, invece era bastato sbloccare le emozioni impedite di un momento cruciale della sua vita (“ab-reazione” la chiamava Freud) e quell’energia che si era bloccata aveva ripreso a funzionare.

    I BAMBINI
    Se per gli adulti io credo che possano intervenire suggestioni o credenze culturali, le testimonianze dei bambini sotto i 10 anni hanno tutt’altro valore. Alcune di queste sono presentate dalla psicologa italiana Manuela Pompas (vedi TerapiaR). Il libro ha questo titolo perché La Pompas usa l’ipnosi regressiva come via terapeutica per far emergere le cause storiche di disturbi psichici. Freud diceva che far emergere un contenuto rimosso neutralizza la sua energia negativa che continua a perturbare il comportamento cosciente, ma Freud si limita a riportare ai ricordi rimossi dell’infanzia, la Pompas invece fa regredire a prima della nascita.
    I ricordi che alcuni possono avere in regressione, altri li hanno spontaneamente, ma sembra che queste tracce di memoria precedente compaiano soprattutto entro i primi dieci anni di vita.
    Per questo le testimonianze di bambini, specie se molto piccoli, sono interessanti.
    Nel libro della Pompas si parla anche di un bambino di Bologna, di cui conosco la madre e la storia. Il bambino ha mostrato fin da piccolo capacità paranormali, per es. nella sua cameretta un pesante cassettone è stato trovato sul tappeto, in mezzo alla stanza, anche se è impossibile che il bambino possa averlo sollevato. Quando era piccolo il bambino diceva alla madre: “Tu non sei la mia vera mamma, la mia mamma è morta affogata!”. Diceva di aver viaggiato su un vascello e citava i nomi delle velature e degli alberi con una specie di francese dialettale, diceva di essere morto affogato e di essere stato mangiato dai pesci, il suo nome era PAPEFOGUE.
    Il bambino aveva tracce di varie esistenze. In una gita in auto a Mongardino, seppe riconoscere i luoghi e dire, prima di ogni svolta della strada, che cosa si sarebbe visto: frane, ponte ecc., come se ci fosse già stato, come se tornasse al paese natale.
    Molti bambini sembrano possedere reminiscenze di una vita precedente, che si manifestano tra i 2 e 12 anni e poi scompaiono, e molti studiosi hanno fatto ricerche in proposito. Sono 80 anni che medici o psichiatri studiano questi casi, che sono molto più frequenti di quello che crediamo, anche nel mondo occidentale.

    Lo psichiatra Ian Stevenson dell’Università della Virginia con i suoi collaboratori, negli anni ‘60 (‘Bambini che ricordano altre vite’, Mondadori) ha raccolto centinaia di casi di bambini che ricordano vite precedenti, non solo in India, patria della reincarnazione, ma anche in Turchia, Libano, Alaska ecc., per capire le cause di alcune fobie o paure infantili, o di simpatie o antipatie immediate che i bambini hanno per certe persone, e per spiegare anche i talenti precoci.
    In genere il bambino racconta di essere stato un’altra persona e cita luoghi, eventi…. Ciò accade per lo più tra i 2 e i 7 anni e i riscontri sono sconcertanti.
    E’ ovvio che la cosa importante sono sempre i riscontri, perché altrimenti resta il dubbio che si tratti solo di fantasie.
    Portato nei luoghi nominati, il bambino riconosce a volte ambienti e persone, con dettagli molto precisi.
    I ricordi spontanei dei bambini piccoli mostrano spesso riferimenti a vite passate, ma è chiaro che in una famiglia che conosce la reincarnazione questi riferimenti saranno apprezzati; in una famiglia invece che nega il fenomeno, saranno considerati delle fantasie e passeranno sotto silenzio o saranno inibiti.

    Per quel che mi riguarda, una volta in televisione ho visto la foto di una bambina di 9 anni, identica a me com’ero a quell’età, con lo stesso neo sul sopracciglio sinistro e la stessa aria grave e fiera, persino la stessa acconciatura elaborata che portavo a quell’età. E’ stata una forte scossa, perché ho pensato che qualcuno avesse usato una mia foto. La bambina era morta nel 41 per la deflagrazione di una bomba a forma di penna stilografica, io sono nata nel 42.

    La mia amica Germana lavorava all’ONU, ha viaggiato moltissimo, ma andare in Olanda era sempre per lei un incubo e attraversare la Manica la metteva in un disagio spaventoso, una angoscia panica. Poi ha sposato un uomo che adorava l’Olanda e non capiva il suo malessere. C’era un aereo che in 25 minuti la portava da Amsterdam a Londra, ma quando l’aereo giungeva sopra un preciso punto della Manica, Germana entrava in uno stato di grande agitazione. Poi una volta, in stato di trance, si è vista come un cartografo olandese che, su un vascello, lasciava l’Olanda, pensando alla sua famiglia con dieci figli che era in una condizione difficile. Proprio in quel punto della Manica la nave fece naufragio e l’uomo perse la vita. La cosa curiosa è che Germana disegnava spesso in forma nitida con penna nera e uno stile da cartografo e ha uno straordinario interesse per la cartografia.

    Un ragazzo indiano diceva di essere figlio di un ricco signore di Pilibhit e narrò molti particolari della sua vita che poi risultarono esatti; era stato un gran bevitore e aveva amato una prostituta. Un giorno al mercato il ragazzo incontrò per caso questa donna ormai vecchia e la riconobbe immediatamente, la abbracciò gridando “Padma, Padma, tu sei la mia Padma!”, era così emozionato che perse i sensi.

    Paulo, un bambino brasiliano, diceva di essere la sorella, morta 16 mesi prima la sua nascita, e a 3 anni cuciva benissimo con la macchina da cucire, come faceva la sorella ed era capace anche di riparare la macchina, senza che nessuno gliel’avesse insegnato, come se le attitudini della sorella si fossero trasferite in lui. Diceva “Sapevo cucire già da prima!

    In Inghilterra abbiamo il caso di due gemelline nate dopo due sorelline morte precocemente. Non ne avevano mai sentito parlare, ma le nominarono, dicendo di essere ancora loro, e una assomigliava tutta alla sorella che era morta a 6 anni, e l’altra, con un carattere diverso, a quella morta a 11.

    Verso i 10-11 anni sembra che questi ricordi scompaiano totalmente, ed è molto raro il caso di un adulto che ricordi una vita precedente, ma questo può anche avvenire in situazioni traumatiche.
    Più generalmente notiamo come ognuno di noi abbia una propensione verso una lingua particolare, o un paese, un certo stile di mobili, o una certa epoca. Mascherarsi a Carnevale o fare giochi di drammatizzazione, o visualizzazioni o semplicemente del training autogeno, permette spesso l’affioramento di informazioni molto interessanti.

    Alternarsi di due personalità.
    Qualche volta ci sono casi in cui la seconda personalità, scompare ed emerge un’altra personalità, col suo carattere e le sue conoscenze, totalmente disorientata dal presente.
    I casi di doppia personalità o personalità multipla o alternata sono trattati dalla psichiatria e sono considerati patologie psichiche (dissociazioni della personalità), ma a volte presentano elementi sconcertanti anche a livello fisiologico, per es. quando appare la seconda personalità scompaiono tutte le malattie della prima, anche malattie gravi come il diabete, cambiano i valori pressori, del sangue, cardiaci ecc., il quadro fisiologico è completamente diverso. Anche ammettendo fenomeni schizoidi le differenze globali e l’altra sono inquietanti.
    Ancora più inquietante è il caso della personalità alternativa che racconta date, luoghi, persone, eventi, che poi risultano veri, magari in relazione a una vita che dovrebbe essere stata a migliaia di km di distanza o in tempi lontani. Queste situazioni si verificano a volte in stato di ipnosi.
    La nostra scienza ufficiale è scettica ma in India questi casi sono frequenti e ora essi vengono studiati con cura anche da équipes occidentali. Se si esclude la teoria della reincarnazione, non abbiamo altre ipotesi soddisfacenti.
    Può accadere anche che uno si veda come persona di sesso opposto ma sembra raro. I medici occidentali parlano di anomalie biologiche o psichiche, gli Indiani pensano invece a tracce persistenti di esistenze passate, tracce mnestiche, che riemergono e impediscono all’Io di assumere completamente la nuova identità, per cui chi era femmina per es. non riesce vedersi come maschio o viceversa.

    Una bambina di Burma, studiata dal prof. Stevenson, disse di essere un soldato giapponese ucciso in guerra. La madre della bambina, mentre era incinta di lei, sognò per 4 volte che un soldato giapponese sarebbe venuto a vivere con lei. A 4 anni la bambina vide passare un aereo e si terrorizzò, dicendo che le avrebbe sparato. Si mostrò poi depressa e voleva tornare in Giappone, a poco a poco ricordò un’altra vita in cui era un cuoco del Giappone del Nord, con moglie e figli, arruolato nella seconda guerra mondiale, che era stato ucciso da un aereo americano, mentre stava cucinando. La ragazza non amava il clima caldo di Burma e non riusciva ad abituarsi al cibo che mangiava. Aveva nostalgia del Giappone e da piccola diceva parole che nessuno capiva. Si vestì sempre da maschio, con i capelli corti. Giocava a fare il soldato con i ragazzi. Diceva che i vestiti femminili le davano un senso di malessere e rifiutò di sposarsi perché si sentiva un uomo.

    Molti casi sembrano dei gialli.
    Un caso molto recente è quello di una bambina dell’India del Nord che a 3 anni ricordò improvvisamente di essere stata una donna, che 7 anni prima aveva sposato un medico. La bimba riferì tutta la sua storia con nomi e date dicendo sempre “Io mi sono sposata, io ho fatto…”. Poco dopo il matrimonio il medico si era innamorato di una infermiera e i due l’avevano strangolata, poi messa in una cassa su un treno, per farla cadere nel Gange quando fossero passati sul ponte. Ma la cassa cadde male, si aprì, i due furono accusati di omicidio e condannati. La bambina dette tutti i nomi e i particolari dell’intera famiglia e la storia fu verificata e pubblicizzata. Il padre della donna morta andò da lei e lei lo riconobbe immediatamente, chiamandolo ‘Papà’.

    Stevenson racconta di un pescatore dell’Alaska che disse al figlio che sarebbe nato in suo figlio e che lo avrebbero riconosciuto perché avrebbe avuto due segni nelle braccia dove ora aveva due grossi nei, gli dette anche il suo orologio da tenere da parte per quando sarebbe tornato, un giorno il pescatore scomparve in mare col suo peschereccio, nove mesi dopo la nuora ebbe un figlio maschio, il bambino aveva due macchie colorate nei punti detti del braccio, quando cominciò a camminare storceva il piede destro in fuori come faceva il nonno a causa di una ferita e aveva lo stesso carattere bilioso del nonno, le stesse antipatie e simpatie, inoltre manifestò delle precoci conoscenze sulla pesca, una volta vide per caso i gioielli di famiglia e disse subito:” Questo è il mio orologio”.

    Non tutti i casi sono tranquilli. Un bambino indiano era morto a tre anni e mezzo di vaiolo, ma prima che fosse seppellito tornò dalla morte e si vide subito che non era più lo stesso. Cominciò a dire che era della casta dei brahmini e che non poteva mangiare il cibo cucinato diversamente che per lui era impuro, era molto preoccupato di trovarsi in una famiglia di casta inferiore e la famiglia dovette pregare una signora brahmina di cucinare per lui, era alteozzoso e snobista, e la famiglia non sapeva come trattarlo. Raccontò che era un giovane di 22 anni sposato e con figli che era stato ucciso durante una festa di nozze. Un suo debitore per non dargli 600 rupie gli aveva offerto dei dolcetti avvelenati e il giovano era caduto da un carro ed era morto. Portato nel villaggio di appartenenza, riconobbe i familiari e riconobbe anche il suo debitore di cui mostrò di aver paura, la legge non poté basarsi sul suo racconto per imprigionarlo ma stranamente questi fece in modo di rendere al bambino le 600 rupie del debito. Le sofferenze di questo bambino furono grandi perché la vecchia famiglia non voleva prenderselo, e la nuova non sapeva come trattarlo. Col tempo crebbe e si abituò alla sua triste situazione. I rapporti tra le due famiglie erano difficili a causa della differenza di casta.
    Qui l’incorporazione avvenne dopo una morte apparente, all’età di tre anni e mezzo.

    Un’altra testimonianza dice di un bambino di due anni figlio di un barbiere che, per motivi di eredità, venne ucciso barbaramente da due vicini con un rasoio e un coltello, che ne scempiarono il corpo. Anni dopo il padre seppe che in un altro villaggio un bambino diceva di essere suo figlio e conosceva tutti i particolari della morte. Quando lo vide il bambino lo riconobbe come padre e gli raccontò molte cose, di come era stato ucciso, di come il suo corpo era stato portato lungo il fiume e fatto a pezzi. Il bambino aveva varie fobie, aveva paura dei barbieri, dei rasoi e dei coltelli, perse queste fobie crescendo.

    A Ceylon nacque un bambino col braccio destro deforme e le dita palmate. Somigliava per colore della pelle e lineamenti a uno zio giustiziato per aver ucciso la moglie. A partire dai due anni cominciò a raccontare i dettagli di questo omicidio, raccontò la propria cattura e l’esecuzione per impiccagione. La madre non conosceva questi particolari che vennero confermati. Il bambino vide che un parente portava una cinghia che era quella che lui usava e su cui aveva affilato il coltello prima di pugnalare la moglie sotto un albero di arance, e allo stesso modo indicò altri oggetti che erano intervenuti nella morte. Col tempo il ragazzo divenne schizofrenico con riprese e ricadute, gli accessi della malattie coincisero con innamoramento per ragazze che lo delusero, come se anche in questa vita non riuscisse a sopportare gli abbandoni.

    Le memorie di vite precedenti a volte sono esatte e sconcertanti. Ci sono stati casi in cui il defunto è stata ucciso e il bambino sembra conoscere i dettagli della morte e può indicare l’assassino. Tutto questo è per noi difficile da credere, ma solo perché i nostri paradigmi sono diversi e lo sono per le scelte che il nostro sistema religioso e culturale ha fatto negli ultimi secoli. Ma non è detto che abbiamo ragione noi.
    In casi rari, i ricordi si manifestano all’improvviso, in genere dopo un trauma o uno shock. Altri possono emergere in situazioni di training autogeno o durante una meditazione yoga o in stato di rilassamento. Ci sono molte tecniche per facilitare questo processo. Si può usare anche l’ipnosi regressiva per riportare il soggetto a una vita precedente.

    Qualche volta vissuti remoti possono affiorare durante i sogni. Una mia conoscente, Paola, di Bari, narra che la figlia adottiva ha manifestato fenomeni di sonnambulismo parlando in greco antico e spaventando a morte i genitori adottivi. Io ho avuto dei sogni neri dove sono in grado di capire l’aramaico.
    In stato modificato di coscienza, sonno, sogno, meditazione, rilassamento, trance.. si può avere lo strano fenomeno della xenoglassia, per cui il soggetto parla una lingua che non conosce, e che può essere anche una lingua non più parlata, una lingua ora morta.

    La teoria della reincarnazione non è sempre stata ignota al mondo occidentale, era conosciuta nel mondo greco, vi credevano i Pitagorici, glI Orfici, lo stesso Platone. Conoscevano la metempsicosi anche i primi cristiani, i neoplatonici, la scuola di Alessandria, Plotino, Origene, S. Dionigi il grande, S. Anastasio, S. Gregorio…La ritroviamo con Giordano Bruno, Campanella, Leibniz, Goethe…

    (continua)

    By Prof. Vivarelli Nuovo Masada
     
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    la casellati si reincarnerà in un corvo e continurà a volare gratis
     
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